Il Castello dei Dannati
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Il Castello dei Dannati

Il Castello dei Dannati sarà una svolta per ogni fantasia, creatività, emozioni... Sentimenti trasformati in parole scritte..Racconti, poesie, G.D.R.
 
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  14. BEFFATO!

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AutoreMessaggio
Mariska
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MessaggioTitolo: 14. BEFFATO!     14. BEFFATO!  Icon_minitimeVen Ott 28, 2011 4:25 pm

Sarah Cassidy O'Brien impiegò una settimana per morire. Il medico di famiglia e lo specialista che consultò non erano Van Helsing. Si scervellarono sulla loro paziente all'inizio e lo fecero fino alla fine. Le assegnarono delle infermiere di giorno e di notte, ma queste non costituivano ostacolo alcuno, perché non avevo bisogno di fare altro che ipnotizzarle prima di andare da Sarah.

Durante quell'ultima notte, vegliata dalla sorella Katherine che ora giaceva in un sonno profondo in una poltrona vicina, era a fianco del letto ad esaminare quella che sarebbe diventata presto la mia Sposa. La sua pelle era candida e tesa, e l'unico colore era rappresentato da due punti luminosi di febbre sugli zigomi ora scheletrici. Gli occhi volti indietro a guardarmi brillarono follemente, mentre le labbra pallide si tirarono indietro su gengive senza colore e su denti bianchi che stavano assumendo l'aspetto più appuntito di quello del Nosferatu.

"Presto, amore mio." la rassicurai.

"Presto, mio Signore." replicò, con voce debole e rassegnata.

Mi nutrii di Sarah per l'ultima volta, poi mi aprii una vena sul petto, all'altezza del cuore, portandolo alla bocca di lei affinché potesse bere a sua volta. Lei mi strinse furiosamente, come un lattante si aggrappa al seno della madre. Poi crollò indietro. Sapevo che sarebbe morta prima dell'alba. In seguito avrei dovuto aspettare poco fino alla rinascita.

Sapevo che i funerali tendono ad essere espletati velocemente negli Stati del Sud, a causa della corruttiva qualità del clima. Sapevo anche che per il rischio di allagamenti nei dintorni, gli interramenti erano spesso sotto il suolo in nicchie di pietra. Supposi che una famiglia del livello di quella di Sarah dovesse avere la sua cripta da qualche parte dentro o fuori la città, e passai un po' di tempo a cercarla. Quando la trovai, nei fui contento, perché era un edificio grande e semplice, disadorno ad eccezione di una porta di bronzo a doppi battenti e con una semplice piastra su cui era scritto:

O'BRIEN.

I resti mortali di Sarah furono portati a un'impresa di pompe funebri popolare tra i ricchi. Sul tardi, durante la notte, dopo che le ultime persone in lutto se ne furono andate, mi intrufolati per vedere il corpo. Dissi al guardiano che ero un amico di famiglia appena tornato dall'Europa e che, avendo sentito la triste notizia, ero obbligato a porgere i miei ossequi. Mi accompagnò in una minuscola cappella dove la bara aperta era poggiata su un catafalco sotto una croce a muro. Non osai avvicinarmi troppo.

Ciononostante, potei vedere abbastanza chiaramente Sarah da dove ero rimasto fermo, e notai che le sue guance e le sue labbra erano piene e rosse con un'apparente buona salute, e che un leggero sorriso sembrava disegnare la sua meravigliosa bocca. Ne fui contento, perché ora c'erano i segni che indicavano come fosse diventata una Nosferatu. La resurrezione variava secondo la mia esperienza, ma era improbabile che passassero più di tre o quattro giorni prima che emergesse dalla tomba, avida e pronta ad essere sottomessa e guidata.

Il giorno del funerale, fosco e molto nuvoloso, osservai l'effettiva sepoltura da sotto l'ombra di un gruppo d'alberi aldilà del cimitero. Iniziai la mia veglia quella notte e per parecchi notti di seguito, protetto da una nebbia circoscritta che avevo raccolto in quella zona. Non c'era alcun segno della rinascita di Sarah, ma rimasi calmo perché sapevo quanto potesse variare il ritorno da persona a persona.

La mia apparente indifferenza può stupirvi, Gwen, ma la verità è che è una cosa di gran lunga migliore per un nuovo Nosferatu che è stato seppellito farsi strada da solo verso la libertà. E' una parte essenziale del processo di scoperta.

Dopo la quarta notte cominciai a sentirmi allarmato e, dalla sesta, potei soltanto concludere che qualcosa fosse seriamente andato storto. Forse qualche inetto primitivo aveva sigillato la bara di Sarah con una croce, impedendole inavvertitamente la liberazione. Dovevo scoprire la verità e trovare un modo per liberarla dalla sua prigione.

Passai attraverso attraverso l'apertura larga come la punta di un coltello tra le porte di bronzo, ed entrai nel posto in cui riposavano parecchie generazioni di O'Brien, e dove ogni bara era sigillata nel muro della cripta da una lastra di pietra. Ognuna era ornata soltanto con il nome dell'occupante come una veloce ricerca mi rivelò, e l'incisione più nuova e profonda era:

SARAH CASSIDY O'BRIEN. 1903-1922.

Spaccai la lastra dal suo posto e svelai la bara che tirai giù con attenzione. Ne esaminai accuratamente la parte esterna, ma non riuscii a vedere nulla di simile a una croce o a un'icona religiosa che avrebbe potuto rendere Sarah indifesa o immobile. Strappai via il coperchio, mentre le viti incavate urlavano in segno di protesta.

Sarah giaceva lì tranquilla, ancora con l'aspetto sano che avevo visto nella ditta di pompe funebri. Sembrava che stesse ancora meglio ora di notte, e avrebbe potuto reagire alla brama iniziale di sangue umano. La esaminai attentamente, ma non riuscii a vedere alcun segno di Non-Vita. Denudandomi il petto, incisi una vena, e il sangue sgorgò liberamente. Sollevando Sarah verso di me, le premetti fermamente la bocca sulla ferita.

Lei non reagì, pendendo inerte tra le mie braccia con il sangue che le colava già dalle labbra immobili per macchiare la parte anteriore del suo vestito da sepoltura. Le toccai una guancia stupito, e notai una sensazione grassa sotto le mie dita. La strofinai velocemente, e il suo viso divenne una maschera, imbrattata come dalle lacrime di sangue di un pagliaccio.

Era mascherata dal rossetto e dal belletto!

Le posai la bocca sul collo, ma i miei denti avevano appena penetrato la sua pelle fredda, che fui assalito da un cattivo odore chimico. Strappai il vestito dal suo giovane corpo. Il suo tronco, dalle spalle all'osso pelvico, era sfigurato da un orrendo taglio a forma di Y, suturato rozzamente. Non c'era sangue all'interno della mia amata: soltanto un nocivo conservante.

Imbalsamata!

Era stata imbalsamata!

Il suo cuore e le sue interiora erano stati strappati, ed era stata riempita con qualche disgustosa miscela da laboratorio. Sarah non era niente ora, niente più di un involucro rovinato. Emettendo un urlo bestiale pieno di frustrazione e di rabbia, lacerai il cadavere pezzo a pezzo, sparpagliando le sue parti in quella terribile camera dei morti. Ma il mio dolore non si placò: feci a pezzi la cripta degli O'Brien, distruggendo le bare e sparpagliando le ossa e i cadaveri finché non rimase più nulla che potessi devastare.

Se in quel momento avessi avuto davanti quelli che avevano operato quell'ignobile oltraggio, li avrei fatti soffrire finché non avessero implorato l'estasi della morte! Pensai al tempo in cui, come sovrano umano, avevo cenato in mezzo a ventimila uomini che avevo fatto impalare dopo una memorabile battaglia. La loro angoscia non sarebbe stata nulla al confronto di quello che avrei potuto infliggere quella notte nella cripta degli O'Brien.

Seduto in mezzo alla distruzione che avevo provocato, riacquistai gradualmente un po' di calma. L'oltraggio ormai era stato commesso, e non c'era niente che potessi fare per porvi rimedio. La notte stava passando e, sebbene mancasse un'ora o più all'alba, avrei dovuto andarmene prima del sorgere del sole, quando i miei poteri sarebbero diminuiti.

Mi allontanai dalle rovine di quel sepolcro distrutto immerso nei leggeri veli della nebbia che ricopriva ancora quel luogo. Non mi trasformai subito in pipistrello o lupo, ma mi diressi verso gli alti cancelli della casa degli O'Brein, dove alla fine emersi nell'aria chiara. Senza preavviso, un raggio di sole brillò improvvisamente sulla mia faccia e sui miei occhi, abbagliandomi momentaneamente, anche se fui capace di vedere una figura solitaria aldilà del bagliore. Era Katherine, la sorella di Sarah, vestita a lutto. Mi guardò con occhi gonfi di pianto, e ci fu qualcosa in quello sguardo, come una reminiscenza.

"Voi.." mormorò. Capii che in qualche modo era riuscita a sollevare i veli dell'ipnosi che le avevo imposto nelle notti in cui mi nutrivo della sorella. Dovevo porre rimedio, e subito. Balzai verso di lei e la tenni facilmente ferma. L'odore del suo corpo era troppo irresistibile perché la ignorassi. Le sorrisi prima di attaccarmi alla sua gola. Ebbe appena il tempo di intravedere i miei denti completamente esposti, di capire il suo destino e di chiedere con un lamento pietà, prima di essere immersa in un infernale turbine mentale.

Il suo sangue era denso e forte mentre sgorgava. Sangue giovane, sangue fortificante,sangue pieno di vitalità, sangue... il migliore di tutti i poteri. Bevvi finché non ne fui gonfio, finché non sentii dei caldi fiotti inondarmi i denti e le labbra per riversarsi in rivoli lungo il mio mento, finché non ebbi la consapevolezza che il suo cuore stesse per cedere. E fu solo allora che mi accorsi che dentro di lei batteva un altro cuore, impazzito.
Era incinta.

La lascia immediatamente, prima di ucciderla. Non chiedetemi il perché, Gwen. Forse, lo feci per amore di Sarah. Katherine aveva perduto una sorella a causa mia, mi sembrò giusto concederle la vita della figlia che sarebbe nata qualche mese dopo. La chiamò Ann Howard Allen O'Brien. Ma sicuramente voi la conoscete con il nome preso dal marito, Rice. L'incubo che Katherine visse quella mattina non l'abbandonò mai, e morì in preda all'alcool quindici anni dopo la nascita della fiiglia...

(CONTINUA)
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