Mariska Admin
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| Titolo: 9. NON PIU' SOLO Ven Ott 28, 2011 4:14 pm | |
| ...Fu nel 1911 che il primo segno di un progetto a lungo termine alterò il corso apparente della mia vita. Avevo fatto una delle mie visite al bordello e stavo per andarmene, quando mi si avvicinò il maggiordomo. Dopo essersi inchinato, mi disse che madame Gauthier desiderava conferire con me in privato. Quello era un evento singolare. Durante il periodo in cui avevo visitato la sua casa, avevamo avuto pochi contatti, ed era ciò che volevo. Entrambi eravamo stati fedeli al nostro patto e alle condizioni stabilite, e non c'era alcuna ragione per cui ci dovessimo incontrare. Al massimo ci scambiavamo dei saluti riservati nel caso ci accadesse di incontrarci per le scale o nel salone.
Con un po' di disprezzo acconsentii a vederla, e il servitore mi condusse nel salotto di madame. Quando se ne fu andato, e la porta venne chiusa fermamente, madame Gauthier mi offrì cortesemente un bicchiere di vino. Con la stessa cortesia rifiutai.
"Perdonatemi," disse la donna con una risata civettuola "ma naturalmente non desiderate del vino. Dopotutto, vi siete appena appagato con del sangue, vero?"
Un'ondata di rabbia nacque nel mio petto, un sentimento che non provavo da molti anni. Nei tempi passati, quella emozione era il prodromo di un feroce assassinio. Controllando un impulso a straziare e dilaniare quell'impudente creatura, le chiesi: "Cosa intendete dire?"
C'era un udibile tremito nella voce della donna. "Dopotutto.. signor Szekely... siete un Non-Morto, vero?"
Ho sentito dire, Gwen, che quando la furia appare sul mio viso, sia una cosa spaventosa da vedere, demoniaca nella sua intensità. Così doveva essere, poiché la donna si tirò indietro, con la faccia diventata bianca sotto la sua maschera di rosso. Si avvicinò poco a poco alla scrivania e tirò fuori dal cassetto una croce. Con uno sforzo mi allontanai da lei.
"Cos'è questa, madam Gauthier?" ringhiai "Un'estorsione?"
"Niente affatto, m'sieu." La sua voce era terrorizzata, ma tenne duro, certa del potere dell'oggetto che aveva in mano. "E chiamatemi pure Alice. E' il mio vero nome: a voi non potrei nascondere nulla."
"Allora cosa, Alice? E come avete fatto a saperlo? Ho condizionato le vostre dipendenti a non ricordare nulla."
"Come ho fatto a sapere, m'sieu? Dopo tutti questi anni? C'erano così tanti indizi, e io non sono ignorante riguardo a queste cose.
Il pallore della vostra pelle e il suo terribile freddo quella volta che mi avete baciato la mano... Mai la stessa prostituta due volte... La vostra insistenza sul fatto che non dovessero esserci ornamenti addosso al personale e nella stanza, dovuti al terrore, suppongo, del fatto di potervi trovare davanti a un crocifisso o un dipinto sacro. Sempre quei minuscoli segni sul collo, sul petto o sul polso, come se avesse avuto luogo una cauterizzazione. I conti tornano. Inoltre, credevate di essere l'unico?"
"Cosa volete dire?" feci un passo avanti, disposto quasi a rischiare il tocco ustionante della sua croce.
"Un altro dei miei clienti abituali è un Non-Morto, m'sieu. E, una volta o due, ha portato un ospite. Desidera parlare con voi. E' qui, nel mio boudoir. Vi lascerò soli, e potrete contare sulla mia totale discrezione. L'altro mi paga bene, lo fa da molti più anni di voi. Tengo la croce soltanto per assicurarmi che non perda le staffe."
Nei tempi antichi avevo sentito parlare di altri Nosferatu che usavano dei servitori umani, tenendoli come schiavi con la promessa dell'immortalità futura. Io non ho mai fatto una cosa del genere, poiché non mi fido degli umani fino a questo punto. Il pazzo Reinfield era un'eccezione alla mia regola, e rappresentava solo un mezzo per un determinato fine, un babbeo piuttosto che un servitore.
Fissa intensamente la donna finché non svenne quasi dal terrore, poi accennai bruscamente di sì col capo. Lei si voltò e bussò alla porta del boudoir prima di lasciare la stanza, assicurandosi di girarmi alla larga mentre usciva.
La porta interna si aprì ed emerse una figura dai capelli ramati lunghi fino alle spalle, lo sguardo distaccato negli occhi castani, l'espressione lontana, sognante sul viso da eterno adolescente. Emanava da lui una calma straordinaria che mi colpì enormemente. Indossava una camicia bianca da sera ornata di crespe, pantaloni scarlatti, e una giacca da casa. Non poteva esserci alcun dubbio, tuttavia: quell'uomo era un Nosferatu.
"Buona sera." Chinò leggermente il capo: da pari rivolto a un altro. "Suppongo che stiate usando un falso nome qui. A chi ho l'onore di rivolgermi?"
Chinai la testa in risposta. "Sono Vlad Draculea, Principe di Valacchia."
"Ah, so di voi. Questo è un onore per me, Lord Draculea. Avevo sentito dire che eravate stato distrutto, ma suppongo che l'astuzia umana non fosse pari alla vostra." Sorrise. "Io sono.. ero in vita Andrei, ma nel nostro mondo sono conosciuto col nome di Armand..."
(CONTINUA) | |
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